E’ un termine usato per la prima volta negli anni settanta per indicare “… un cibo che viene consumato per alleviare effetti psicologici o per aumentare sentimenti e stati umorali positivi…”.
Si tratta principalmente di cibi ricchi di zuccheri e grassi, spesso già pronti o sotto forma di snack (pieni a loro volta di additivi e conservanti).
L’uso di comfort food è chiaramente una risposta allo stress cronico (emozioni negative, rimuginazioni, sovraccarichi…) che però contribuisce alla comparsa di obesità, problemi metabolici (diabete etc.), disturbi cardiovascolari e patologie croniche su base infiammatoria o “semplicemente” sintomi come stanchezza cronica, disturbi del sonno, disturbi gastrointestinali e molto altro.
Con un insieme di approcci è possibile creare un circolo virtuoso per diminuire gradualmente e poi sospendere l’abitudine del comfort food.
Non rassegnatevi!
dott. Vito Causarano