Chi non ha problemi di peso scagli la prima pietra!
Si può scegliere: peso fisico (troppo magro o troppo grosso), peso psichico, peso all’interno di una relazione di coppia, peso nella vita sociale, peso nel contesto lavorativo, peso mentale, peso spirituale. Quando si parla di peso quindi, non si tratta solo di ciò che fisicamente appare: durante una seduta di psicoterapia si può evidenziare un rapporto conflittuale con il peso a vari livelli e di solito tutti i piani sono coinvolti contemporaneamente pur non essendo, il paziente, pienamente consapevole.
Nel problema del sovrappeso fisico spesso si nasconde un problema psichico e così dicasi per l’eccessiva magrezza. Occorre eliminare con cura uno strato dopo l’altro fino ad arrivare alle strutture di base. Poche cose sono tanto difficili come rintracciare se stessi per poi seguire la traccia fino alla scoperta della propria essenza.
I sintomi legati al peso hanno senso solo in relazione al proprio modello di vita. Da sempre la forma sferica rappresenta il simbolo della completezza; oggi in un’epoca nella quale tutto ruota intorno all’ “essere in linea” e in cui bisogna essere magri come un chiodo e senza curve è difficile dire qualcosa sul giusto peso, al contempo, nel subconscio, sempre più grande è il desiderio inconfessato di forme piene.
Oggi, per disturbi alimentari, si intende far riferimento all’anoressia e alla bulimia. Il termine anoressia deriva dal greco an–orexia (senza appetito) come bulimia (bôus “bue” e limós “fame” ‘fame da bue’).
Il cibo esprime il bisogno incommensurabile di amore incondizionato e l’amore passa dallo stomaco più di quanto possiamo immaginare.
Nell’anoressia la mancanza del processo di individuazione-separazione mantiene la persona in uno stato di dipendenza dalle figure parentali. Il sintomo, in prevalenza femminile, esprime il rifiuto della propria femminilità rimanendo in uno stato prepuberale, così il corpo senza forme racconta la sofferenza dell’invisibilità. Chi soffre di anoressia è estremamente intransigente con se stesso e con gli altri, spesso compiacente per il grande bisogno di essere visti-accettati. La dieta diviene via via più rigorosa e la vita perde il suo significato. Al corpo ben presto mancano tutte le rotondità e le parti morbide.
Nell’obesità a livello cosciente ed intellettivo c’è l’accettazione del dimagrimento ma inconsciamente si richiede il sovrappeso; nell’anoressia accade il contrario: il conscio richiede una buona alimentazione ma prevale la necessità di dimagrire a tutti i costi.
Prevale, quindi, sempre l’immagine interna di sé: nell’obesità ci si sente magri dentro cioè fragili, nell’anoressia ci si sente grassi cioè forti dentro.
Nella bulimia il cibo non soddisfa mai l’insaziabile fame d’amore, il piacere lo si trova nel mangiare per poi vomitare. Il profondo legame tra amore e cibo che ha il comune denominatore nel piacere trova così la sua naturale antitesi nella frustrazione.
La maggior parte dei problemi di peso nascono nel regno di Venere, dea dell’amore, e possono essere risolti solo in quella sfera. Per il bambino la vita e l’amore iniziano con il cibo, se gli “guastiamo” la gioia di mangiare, gli passerà anche la voglia di gustare i piaceri della vita.
Nel disturbo alimentare il corpo è in prima linea, in trincea: il medico ha un ruolo fondamentale prima, durante e dopo il processo di psicoterapia. L’inconscio si racconta nel corpo anche attraverso i sintomi, questi ultimi così sono spesso la via maestra verso la risoluzione del conflitto. Ogni peso comporta un contrappeso, è solo seguendo il sintomo-peso che giungiamo al nostro bisogno-contrappeso e possiamo così percorrere la via della guarigione.
dott.ssa Giulia Celeste Mastrorilli
Psicoterapeuta
dott.ssa Carmela Maroccia
Psicologa clinica