L’amalgama dentale è una lega utilizzata fin dal 1830 dai dentisti per realizzare otturazioni definitive dopo aver rimosso le carie.
La composizione dell’amalgama è a base di Argento, Stagno, Rame, Zinco e Mercurio. Di tutti questi il mercurio è il metallo più pericoloso ed è presente in media per il 52%. Il mercurio è il legante degli altri metalli ed è un metallo tossico. Non a caso, per evitarne sia la manipolazione che l’inalazione dei sui vari vapori tossici, l’amalgama dentale viene venduta in capsule predosate e, non a caso noi dentisti abbiamo l’obbligo di smaltire l’amalgama dentale tolta dalla bocca come “rifiuto speciale”. Quando questi materiali vengono miscelati tra loro, si forma un materiale plastico facilmente condensabile e modellabile che indurisce completamente in circa due ore. Le Associazioni dei Medici Dentisti (prima fra tutte la celebre ADA: American Dental Association) da sempre garantiscono che si tratta anche di un prodotto estremamente sicuro sostenendo che il mercurio, pur essendo di per sé un metallo tossico, una volta unito agli altri metalli dell’amalgama diviene estremamente stabile, e non c’è quindi alcun rischio che esso venga liberato nella cavità orale e che possa intossicarci. Da parecchio tempo diversi dentisti e ricercatori hanno iniziato a porre delle riserve sull’effettiva innocuità di questa pratica.
Benché apertamente osteggiati dall’establishment odontoiatrico, questi studiosi hanno raccolto oramai una tale massa di prove a sostegno della pericolosità dell’amalgama che di dubbi, per chi vuol intendere, ne restano veramente pochi.
Tutti sanno che il mercurio è un veleno. La sua tossicità è nota fin dai tempi dei romani: le cronache di allora riferiscono che gli schiavi che lavoravano nelle miniere di mercurio iniziavano a soffrire di difficoltà respiratorie, dolori addominali e forte stanchezza fin dal loro primo giorno in miniera; in seguito sviluppavano altri sintomi, soprattutto a livello del sistema nervoso, quali tremori e disturbi mentali.
Verso la fine del secolo scorso, il mercurio era impiegato in Gran Bretagna nell’industria dei cappelli per trattare il feltro, ed i lavoratori che lo usavano mostravano spesso sintomi psichici di severo ritardo mentale, dovuti all’intossicazione mercuriale. Da qui nacque il termine “matto come un cappellaio”, e quindi il Cappellaio Matto di Alice nel Paese delle Meraviglie.
Il mercurio, proprio perché ostile alla vita, viene utilizzato in pesticidi, insetticidi, disinfettanti, ecc. Esso è stato riconosciuto come il più tossico dei metalli, addirittura più tossico del piombo e dell’arsenico!
I comitati scientifici internazionali che si occupano di sicurezza ambientale e del lavoro, hanno affermato che la quantità di mercurio che non pone rischi per la salute è sconosciuta, ciò vale a dire che non esiste una soglia di sicurezza, e che il mercurio è tossico anche in quantità minime.
Secondo l’Odontoiatria “ufficiale” l’amalgama non pone problemi a lungo termine perché diventa inerte alcuni giorni dopo essere stato inserito.
Ma numerosi studi hanno provato che il mercurio continua ad essere liberato nel tempo, a causa della corrosione dell’amalgama.
Diversi fattori possono contribuire a questa corrosione, quali lo stress fisico della masticazione, dello spazzolamento, e dell’eventuale digrignamento, l’acidità e la temperatura di cibi e bevande, ed il potenziale elettromagnetico di altri metalli eventualmente presenti in bocca (ad esempio in ponti, corone, ecc.).
Molti studi hanno dimostrato che il contenuto in mercurio, in amalgami vecchi di 5 o 10 anni, si può ridurre fino al 25-35%.
Ricerche hanno dimostrato che il mercurio liberato dall’amalgama è in grado di raggiungere in pochi giorni tutti gli organi, ed è in grado di superare la barriera placentare.
L’intossicazione cronica da mercurio è stata collegata sia a sintomi mentali (che spesso sono i primi ad apparire quali depressione, instabilità di umore, angoscia, ipereccitabilità) che fisici come stanchezza cronica, disturbi della vista, dell’ udito oltre a un potenziale pericolo di immunosoppressione.
Nel 1987 due studi basati su autopsie dimostrarono una diretta correlazione fra il numero di otturazioni in amalgama ed il livello di mercurio nel cervello e nei reni .
Uno studio effettuato su pazienti affetti da sclerosi multipla ha mostrato che questi hanno livelli di mercurio, nel liquido cerebro-spinale, 8 volte superiori rispetto agli individui sani usati come controllo. C’è, comunque, molta controversia sul possibile ruolo del mercurio dentario nella genesi della sclerosi multipla, non essendo ancora stato effettuato uno studio clinico che dimostri inequivocabilmente questo ruolo causale.
Nel 1991 è stato pubblicato uno studio che pone una probabile relazione fra l’esposizione al mercurio contenuto nell’amalgama ed il morbo di Alzheimer (demenza precoce) come pure fra amalgama e malattie cardiovascolari e renali.
L’Odontoiatria ufficiale ignora queste ricerche, mentre continua a ripetere che l’amalgama è assai sicuro, poiché il mercurio non viene ceduto, e che può provocare problemi solo nelle persone che sono ipersensibili ad esso, e che essa stima attorno all’1% .
L’ADA sostiene che l’amalgama è resistente e sicuro, e che viene usato da oltre 100 anni.
Il fatto che l’amalgama sia usato da molti anni non è una prova della sua sicurezza.
A differenza delle intossicazioni acute, che avvenivano negli ambienti di lavoro in cui si utilizzava il mercurio ed i cui sintomi erano facilmente riconoscibili, l’intossicazione provocata dal mercurio contenuto nell’amalgama è particolarmente subdola poiché si tratta di un avvelenamento cronico dovuto all’assorbimento continuo di piccole quantità del metallo, e questo ne rende particolarmente difficile la diagnosi.
Anche un semplice esame del sangue è assai poco significativo, poiché il mercurio si trova nel sangue solo in piccole quantità, e soprattutto vi rimane per tempi molto brevi (pochi giorni), prima di depositarsi nei vari organi.
Neppure l’esame delle urine ci è molto d’aiuto.
Il dosaggio dei metalli pesanti nei capelli (il mineralogramma), a volte, può dare delle buone indicazioni, purché la quantità di mercurio assorbita sia significativa, e purché sia trascorso un tempo sufficiente perché il metallo venga incorporato nei capelli in crescita. Possono succedere talmente tante cose diverse che è molto difficile definire una diagnosi di intossicazione da mercurio.
Utile può essere il test di chelazione che consiste nel confronto tra i valori dei metalli tossici (mercurio compreso) nelle urine prima e dopo la somministrazione di una flebo contenente un agente chelante (EDTA).
A questo punto va fatta una considerazione importante. Naturalmente non tutti coloro che hanno in bocca otturazioni in amalgama presentano patologie correlabili al mercurio in esse contenuto e in più c’è da considerare la variabilità individuale di risposta a una noxa patogena.
Fortunatamente, i molti problemi creati dall’amalgama, se non hanno raggiunto un livello di irreversibilità, rispondono ad una semplice misura: la rimozione dell’amalgama stessa.
Sempre più spesso a noi dentisti chiedono di sostituire le otturazioni in amalgama con altre “meno tossiche”. Questa richiesta viene fatta direttamente dal paziente, sensibilizzato da letture specifiche, da medici sensibili a tale problematica o da altre fonti d’informazione.
Ciò che è importante sottolineare, invece, è che questo lavoro di rimozione non va improvvisato, ma va effettuato da personale competente, che conosca le adeguate tecniche di rimozione, le terapie di supporto da prescrivere, i provvedimenti da adottare ed i materiali da utilizzare al posto dell’amalgama. Se non si seguono le giuste regole si rischia una massiccia liberazione di mercurio durante l’asportazione dell’amalgama.
La prima cosa da fare sarebbe eliminare le otturazioni di amalgama con gradualità, a distanza di tre settimane ognuna, in modo da evitare esposizione a livelli eccessivi di vapori di mercurio.
Il paziente va protetto con l’utilizzo della diga di gomma, di dispositivi di aspirazione particolari e eventuali maschere protettive. Utile è la somministrazione di prodotti naturali che favoriscono il drenaggio mesenchimale e di minerali come il Selenio che agisce come antagonista competitivo dei metalli pesanti in genere.
Dopo la rimozione delle amalgame esiste anche la possibilità di sottoporsi ciclicamente alla somministrazione per via endovena di soluzioni a base di EDTA (acido etilendiaminotetracetico) che ha una potente azione drenante. In tal caso è possibile effettuare le analisi delle urine raccolte dopo l’infusione e farle analizzare da centri specializzati statunitensi per lo screening dei metalli pesanti.
In conclusione l’ideale sarebbe non utilizzare più tali materiali, da ritenersi ormai obsoleti, aldilà di qualsiasi potenziale danno essi possano determinare.
Dott. Ciro Lunare
Odontoiatra